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martedì, 28 agosto, 2007

Italia: pressioni per il ritorno in Eritrea delle Ong espulse

Bambini di strada a Asmara
Bambini di strada a Asmara © Dr. M. Ashaq Raza
La reazione dell’Associazione delle ONG Italiane alla notizia della decisione del governo di Asmara di espellere dall'Eritrea sei Ong italiane (CESVI, GVC, Mani Tese, NEXUS, COSV, COOPI) è "di grande rammarico, se non di sorpresa, dal momento che, già negli ultimi mesi, il lavoro delle ONG e delle agenzie d’aiuto nel Paese era stato reso difficile dal crescere della tensione con la comunità internazionale per la mancata delimitazione dei confini". L’Eritrea accusa la comunità internazionale di non costringere l’Etiopia a rispettare le decisioni della commissione internazionale sui confini, che, secondo gli accordi di pace del dicembre 2000 ad Algeri, avrebbero dovuto essere definitivi e obbligatori e dall’applicazione della nuova legge.

"Ma le ONG italiane – tutte storicamente impegnate e schierate a favore del popolo eritreo nel corso della lotta di liberazione e poi in questi ultimi anni – non pensavano che si sarebbe arrivati fino a negar loro l’autorizzazione ad operare nel Paese, anche in considerazione della loro metodologia d’intervento, in accordo con le autorità eritree competenti e a favore dei gruppi sociali e delle comunità più svantaggiate" - comunica l'Associazione delle Ong italiane. L'Associazione "non intende dare per scontato e definitivo l’esito della vicenda, ma chiede che l’Ambasciata in Eritrea e il Ministero degli Affari Esteri italiano, e la locale delegazione della Commissione Europea, ritrovino un terreno di discussione con il Governo Eritreo che porti alla riapertura del dialogo e alla revisione del provvedimento".

Nel maggio de 2005, ad Asmara è stata promulgata una legge sull'attività delle Ong. In virtù di questa legge, le Ong devono ''rinnovare ogni anno la loro registrazionè' e disporre in Eritrea di un milione di dollari (840.000 euro) per le organizzazione nazionali, e del doppio per le organizzazioni internazionali, al fine di ''raggiungere i loro obiettivì'. In questi ultimi mesi, Asmara ha sottolineato i pericoli della dipendenza dall'aiuto esterno. Il governo ha così fermato da settembre la distribuzione degli aiuti alimentari gratuiti, spiegando di voler instaurare dei programmi di lavoro a favore dell'alimentazione. Ma, secondo diverse fonti diplomatiche, recentemente la distribuzione è ripresa in due delle sei regioni dell'Eritrea. Secondo le Nazioni Unite, nel 2005 due terzi dei 3,5 milioni di eritrei hanno avuto bisogno di aiuti alimentari. E di recente, in una dimostrazione di forza, le autorità hanno disposto l'arresto del personale locale che collabora con i peacekeeper dell'Onu: alcuni di questi, 15 dei 25 per l'esattezza, sono stati rilasciati nei giorni scorsi - informava l'agenzia Misna riportando fonti dell’Unmee.

Nel 2005 era stato espulso il personale dell'americana Agenzia per lo Sviluppo Internazionale (Usaid) e dei paesi occidentali che monitorano per conto dell'Onu il confine con l'Etiopia. La legge May aumenta le condizioni di attività per le Ong locali e straniere, stabilisce dimensioni minime per gli organismi, impedisce il finanziamento diretto dell'Onu e tassa l'importazione di aiuti. Lo scorso dicembre il governo eritreo ha deciso l’espulsione degli osservatori Onu della missione di osservazione del cessate il fuoco tra Eritrea ed Etiopia (UNMEE). Secondo un recente rapporto dell'Onu la situazione al confine tra Eritrea e Etiopia rimane tesa: l’Eritrea mantiene ancora le restrizioni imposte ai Caschi blu dell’Onu a ottobre dell’anno scorso, limitando la loro capacità di sorvegliare i confini tra i due Paesi. [GB]


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